
Perché Riciclare la Plastica è Fondamentale
La leggerezza, l’impermeabilità e la lunga durata sono le caratteristiche che rendono così popolare la plastica ma sono anche le stesse che ne rendono molto difficile il suo smaltimento. Data la difficoltà nell’eliminarla del tutto dalle nostre vite, riciclarla la plastica è al momento l’approccio più realistico per ridurre il suo impatto ambientale.
Ma cosa succede quando decidiamo di non gettare la plastica nell’apposito bidone per la differenziata?
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TEMPI DI DECOMPOSIZIONE
IPer rendersi conto del problema è bene prima specificare che esistono diversi tipi di plastica ed ognuno ha i suoi tempi di decomposizione.
In generale vengono riconosciuti 7 classificazioni:
- PET usato soprattutto per le bottiglie di bevande e acqua. Tempo di decomposizione: dai 10 ai 50 anni
- HDPE usato per vari liquidi, come l’olio da cucina e i detersivi. Tempo di decomposizione: circa 100 anni.
- PVC è usato per fare pellicole, cartelli e altri oggetti. Tempo di decomposizione: dai 200 ai 400 anni.
- LDPE è usato per i sacchetti di plastica per la spesa o le buste in generale. Tempo di decomposizione: circa 500 anni.
- Polipropilene-PP usato per i contenitori per alimenti, come salse, tappi di bottiglia, ecc. Tempo di decomposizione: circa 1000 anni.
- Polistirene-PS è spesso un prodotto in schiuma usato per bicchieri da caffè, imballaggi, coltelli, forchette, cucchiai e altri oggetti. Tempo di decomposizione: circa 50 anni.
- Policarbonato e il Polilattide usati per dispositivi medici, industriali, ecc. Tempo di decomposizione: indefinito.
PLASTICA E SALUTE
Le sostanze chimiche tossiche presenti nella plastica interagiscono con acqua e suolo inquinando i bacini idrici sotterranei e danneggiando la fauna e le persone. Vengono infatti usati diversi agenti come il bisfenolo A (BPA), il bisfenolo S (BPS) e il bisfenolo F (BPF) per aumentarne la durezza e resistenza oltre ai coloranti chimici per rendere le confezioni più appealing. Tutte sostanze che non scompaiono con la decomposizione della plastica e che possiamo ritrovare nell’acqua che beviamo e nei cibi che mangiamo.
Un tentativo di ridurre il problema dei tempi di decomposizione della plastica è stato quello di utilizzare gli inceneritori, tuttavia anche questo metodo risulta dannoso per la salute. Le sostanze tossiche persistenti che vengono rilasciate dalla combustione possono essere comunque inalate. Sebbene molti paesi continuano ad adottare l’incenerimento come soluzione diversi gruppi e associazioni ne sottilineano il rischio per la salute.
INQUINAMENTO MARINO
Gli ecosistemi marini sono sicuramente tra gli ambienti che hanno subito maggiormente l’impatto inquinante da plastica. Circa il 10% di tutta la plastica prodotta finisce negli oceani. La plastica è infatti molto “mobile” e data la sua bassa densità e leggerezza gli oggetti provenienti da discariche e depositi finiscono nei corsi d’acqua e nei fiumi, vengono trasportati negli mari e si arenano sulle spiagge.
L’80% dei rifiuti marini proviene da fonti terrestri e un ulteriore 20% viene scaricato da navi e piattaforme oceaniche. Circa la metà di questi sono imballaggi monouso per cibo e bevande, tazze, utensili e posate, che potrebbero essere riciclati.
Gli articoli in HDPE, LDPE e PP galleggiano facilmente e si accumulano a causa delle correnti e dell’azione ciclonica. Alcuni accumuli sono di dimensioni colossali. Il Great Pacific Ocean Garbage Patch è più grande dello stato del Texas, altri quattro grandi gorghi si trovano anche nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Indiano.
Gli altri tipi di plastica sono pesanti e affondano nei fondali oceanici. Migliaia di animali, dai piccoli fringuelli ai grandi squali bianchi, vengono uccisi quando rimangono impigliati nelle reti da pesca abbandonate. Trecento specie di animali ingeriscono la plastica scambiandola per cibo; per esempio le tartarughe marine scambiano il muggito di plastica per meduse. Quasi 100.000 animali muoiono ogni anno; alcuni muoiono di fame perché la plastica riempie le loro pance e non c’è più posto per il cibo. Altri vengono uccisi dagli elementi tossici aggiunti alla plastica.
Infine la plastica si scompone rapidamente in micro-plastica. A causa delle dimensioni, anche i piccoli animali mangiano la micro-plastica. La plastica può arrivare sulle tavole delle persone attraverso un processo chiamato bioaccumulazione. Quando i piccoli animali vengono mangiati da pesci predatori più grandi e da altri animali marini, la plastica e le sostanze chimiche in essa contenute infatti diventano più concentrate man mano che risalgono la catena alimentare.
SPRECO DI RISORSE
Le risorse usate per produrre la plastica dalle materie prime e per fabbricare i prodotti rappresenta un enorme consumo energetico a livello mondiale. Se un oggetto in plastica viene gettato via in maniera scorretta non può essere riutilizzato e diventa un rifiuto totale con un enorme spreco di risorse e energia. Se l’oggetto viene riciclato invece la plastica di base può essere riutilizzata per creare un nuovo articolo e spesso necessita meno risorse naturali nel processo di produzione.
CONCLUSIONI
Un grande passo avanti sarebbe quindi diminuire la produzione di plastica aumentando le quantità di plastica riciclata. Senza riciclare, questa plastica “sprecata” non può essere rilavorata e riutilizzata e se ne produce di nuova, richiedendo ulteriori risorse naturali.
Quando possibile poi l’ideale è evitare l’acquisto di prodotti in plastica preferendo invece alternative ecosostinibili e biodegradabili!